martedì 9 dicembre 2014

RECENSIONE
CECITÀ' di JOSE' SARAMAGO


TRAMA: In una città qualunque, di un paese qualunque, un guidatore sta fermo al semaforo in attesa del verde quando si accorge di perdere la vista. All'inizio pensa si tratti di un disturbo passeggero, ma non è così. Gli viene diagnosticata una cecità dovuta a una malattia sconosciuta: un "mal bianco" che avvolge la sua vittima in un candore luminoso, simile a un mare di latte. Non si tratta di un caso isolato: è l'inizio di un'epidemia che colpisce progressivamente tutta la città, e l'intero paese. I ciechi vengono rinchiusi in un ex manicomio e costretti a vivere nel più totale abbrutimento da chi non è stato ancora contagiato. Scoppia la violenza tra i disperati, violenza per sopraffare o soltanto per sopravvivere, in un'oscurità che sembra coprire ogni regola morale e ogni progetto di vita. Ma una donna che è miracolosamente rimasta immune dalla malattia si finge cieca per farsi internare e poter stare vicina al marito. Un gesto d'amore individuale diventa la possibilità di restituire agli uomini una speranza collettiva. Toccherà a lei inventare un itinerario di salvazione, recuperare le ragioni di una solidale pietà.

Un libro bellissimo e spaventoso allo stesso tempo. Tutti penso abbiamo "giocato" almeno una volta nella vita ad essere ciechi, solo per vedere cosa si provava, se ce l'avresti fatta, ma nessuno si immagina come sarebbe un'intera umanità cieca. Nella mia immaginazione sono sempre sostenuta dagli altri che ci vedono ma come sarebbe se nessuno vedesse? Quando cadono le apparenze e ci ritroviamo a doverci conoscere per quello che siamo realmente, chi siamo? E' questo credo quello su cui il romanzo vuole farci riflettere, a parte la situazione tragica che viene descritta, che contribuisce anch'essa a svelare le nostre paure più profonde e a farci domandare fino a che punto possiamo arrivare, cos'è che distingue gli uomini dagli animali. Quelli descritti nel romanzo non sono forse animali? Per quanto riguarda lo stile all'inizio, a dire la verità, sono stata infastidita dai dialoghi, ma mi sono abituata velocemente e penso sia un modo intelligente per scrivere dialoghi fra persone che non hanno nome ma che vengono individuate tramite caratteristiche proprie, infatti, come dice l'autore, a cosa serve conoscere il nome se non puoi associarlo a nessuna faccia? 

CITAZIONE: "Se puoi vedere, guarda.
                         Se puoi guardare, osserva."

Nessun commento: